IL DIRITTO COLLABORATIVO PER RISOLVERE I CONFLITTI

22 mar 2014
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Il diritto collaborativo è una valida ed efficace alternativa al procedimento giudiziario in caso di controversie familiari.

Questa procedura, che prevede un percorso a tappe ben definite, parte da un presupposto: la separazione e il divorzio non sono solo questioni legali, ovvero il diritto non è il solo parametro da tenere in considerazione. Nell’ambito della famiglia in crisi, infatti, il diritto traccia solo il confine nel quale muoversi, ma poi ci sono anche altri problemi sottesi da risolvere (psicologico, relazionale, economico…).

Gli avvocati, dunque, non sono gli unici professionisti coinvolti: ci sono anche i commercialisti/esperti contabili e l’esperto di relazioni (psicologo, psicoterapeuta). Tutti i professionisti, che devono aver frequentato lo specifico corso di formazione, lavorano in un team, nel quale si crea complicità professionale al fine di aiutare le parti a capire qual è il loro reale interesse e a trovare la soluzione migliore.

A differenza del procedimento giudiziario, nella pratica collaborativa non ci si ferma all’utile immediato, non si sceglie la soluzione di mezzo, ma si guarda oltre, si trovano soluzioni nel lungo e medio termine. A differenza della mediazione, in questa pratica gli avvocati assistono costantemente la loro parte e non stanno fuori.

Tutti coloro che partecipano alla pratica collaborativa devono firmare l’accordo di partecipazione nel quale si impegnano a rispettare i seguenti principi: l’impegno a non andare in giudizio durante la procedura, la massima trasparenza e condivisione nelle informazioni e nello scambio di documenti, la riservatezza, il rispetto e la lealtà reciproci.

Se la pratica fallisce, quindi, ciascuna delle parti può agire in giudizio, ma le informazioni e i documenti ottenuti non potranno essere utilizzati e le parti dovranno essere assistite da altri professionisti.

L’approccio è completamente diverso rispetto a quello tradizionale a cui siamo abituati, ma la sicurezza che anche dall’altra parte ci sia un professionista collaborativo è una garanzia per le parti: garanzia di un clima di collaborazione e di fiducia (che riduce la tensione emotiva del conflitto), garanzia di essere i protagonisti nella ricerca delle soluzioni (pur essendo ciascuno consigliato dal proprio avvocato e da professionisti esperti), garanzia di trovare soluzioni condivise senza la minaccia del ricorso in tribunale, garanzia di rapidità.

Il diritto collaborativo si inserisce, dunque, in un processo di cambiamento, anche del ruolo dell’avvocato. La strada non sarà certo breve perché questa procedura diventi una pratica usuale come in altri paesi, ma il primo passo è sicuramente quello di formare nuovi professionisti collaborativi.

Per saperne di più: www.praticacollaborativa.it

Avv. Sofia Tremolada e avv. Michela Tonini