Sull’affido familiare

19 dic 2014
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L’affido familiare ha come obiettivo quello di offrire un ambiente di crescita aggiuntivo al minore, tale da contribuire ad aumentare la qualità della sua vita e a sostenere la sua crescita. Con l’affido non si intende, quindi, sostituirsi alla famiglia di origine, ma svolgere una funzione complementare ad essa, impegnandosi ad incentivare il rapporto tra minore e genitori naturali.

L’intervento di protezione e tutela del minore non può, quindi, procedere secondo una concezione individualistica, ovvero incentrata sui diritti individuali del bambino, ma secondo una concezione relazionale, nella quale il mandato di protezione si attua sull’intero mondo del bambino, ovvero del legame genitore-bambino e famiglia e mondo sociale. Nella pratica questo, che viene definito “empowerment”[1] (ossia responsabilizzazione del genitore, condivisione del sapere e del potere tra servizi e famiglie), significa garantire il senso di appartenenza alla propria famiglia di origine, oltre che alla famiglia affidataria, e garantire la continuità dei legami sia attraverso il mantenimento dei rapporti sia attraverso la qualità e la quantità dei rapporti tra famiglia d’origine e affidataria. La negoziazione positiva dei confini tra famiglia affidataria e famiglia di origine sono garanzia per i bambini per poter formare positivi legami di attaccamento, positivo senso di appartenenza ad entrambe le famiglie e conseguente stima di sé. I genitori affidatari, dunque, si devono porre come co-genitori alleati dei genitori d’origine nel sostegno alla crescita del bambino.

In sostanza, bisogna dare attenzione a: la collaborazione stabile tra i professionisti dei servizi e le famiglie, l’accompagnamento della famiglia d’origine attraverso una progettualità condivisa, la relazione costante e coinvolgente tra servizi, famiglia d’origine e famiglia affidataria, l’esigenza di considerare il mondo del bambino e non il solo bambino, la definizione di un progetto con indicazione degli obiettivi e dei tempi.



[1] Tratto da “Crescere fuori famiglia” , Capitoli I a cura di Paola Milani. Pagina 33 ss.