Sulla scelta della vaccinazione anticovid ascoltiamo i ragazzi

3 set 2021
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E’ opportuno autorizzare la vaccinazione anticovid per i ragazzi e le ragazze adolescenti?

Questa è la domanda che mi sono posta, come madre e come tutrice legale di minori adolescenti, e come me molti genitori in questo periodo.

Con il parere del 29 luglio scorso, il Comitato Nazionale di Bioetica, su richiesta del governo, ha espresso l’opportunità della vaccinazione nei minori tra i 12 e i 17 anni, evidenziando, in una comparazione tra rischi e benefici, come la vaccinazione in questa fascia di età presenti molteplici vantaggi e ciò, non solo nell’ottica dell’interesse pubblico a rallentare la diffusione della pandemia, ma anche nell’interesse della salute psicofisica dei ragazzi stessi.

Con la vaccinazione, infatti, si proteggono gli adolescenti dalla malattia ma anche si consente loro di riprendere la vita di relazione nei diversi ambiti: scuola, sport, attività ricreative e in più generale nel sociale.

Importante, sottolinea il Comitato, è l’informazione ai ragazzi, attraverso le loro famiglie e la scuola, in modo che ci sia un loro coinvolgimento nella scelta. Gli adolescenti, infatti, hanno il diritto ad essere informati e ascoltati, così come previsto dall’art. 3 della legge 219/2017: “la persona minore di età o incapace ha diritto alla valorizzazione delle proprie capacità di comprensione e di decisione” e, al successivo comma 2, “il consenso informato al trattamento sanitario del minore è espresso o rifiutato dagli esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore tenendo conto della volontà della persona minore in relazione alla sua età, al suo grado di maturità e avendo come scopo la tutela della salute psicofisica della vita del minore nel pieno rispetto della sua dignità”.

Il Comitato, dunque, sottolinea la necessità di affermare e valorizzare il diritto dell’adolescente ad esprimersi, in ragione delle sua capacità di discernimento.

E se i genitori non sono d’accordo con la scelta del ragazzo di vaccinarsi?

Secondo il Comitato, previo parere del medico curante, dovrebbe prevalere la scelta del ragazzo, proprio nel rispetto del superiore interesse alla sua salute psicofisica, e, se i genitori continuano ad essere contrari, non rimane che rivolgersi all’autorità giudiziaria, anche se è preferibile, aggiunge il Comitato, “creare uno spazio di confronto alla presenza dei soggetti coinvolti e di personale specializzato”.

E se è il ragazzo a non essere d’accordo? E’ importante, anche in questo caso, aiutare il ragazzo a capire, anche grazie al personale medico competente. In ogni caso, in mancanza di una specifica normativa non si può obbligare a vaccinarsi.

Recentemente, anche il Tribunale di Monza, con decreto 22.7.2021, ha evidenziato l’importanza della volontà manifestata dal minore di volersi vaccinare, considerata la sua età (15 anni e 6 mesi) e le sue espresse motivazioni: poter riprendere la vita normale a scuola e in tutte le attività sociali. L’autorità giudiziaria ha, dunque, autorizzato la vaccinazione del ragazzo, consentendo alla madre di accompagnarlo presso il centro vaccinale e firmare l’autorizzazione anche senza il consenso del padre, il cui rifiuto è stato giudicato contrario al volere del figlio e al suo interesse.

In punto vaccinazione, obbligatoria o non, già in passato i tribunali si erano espressi a favore in tutti quei casi in cui “vi sia un concreto pericolo per la salute del minore, in relazione alla gravità e alla diffusione del virus, e vi siano dati scientifici univoci che quel dato trattamento sanitario risulta efficace”, sospendendo se necessario la capacità del genitore contrario (trib. Milano 17.10.2018, Corte d’Appello Napoli 30.8.2017 e Trib. Roma 16.2.2017).

Riguardo al covid 19, si legge nel provvedimento di Monza, è notoria la sua pericolosità e la sua diffusione e, in merito all’efficacia del vaccino, la comunità scientifica, sulla base di studi continuamente aggiornati, è concorde nel ritenere che i vaccini abbiano un’elevata efficacia, con un rapporto rischi-benefici in cui questi ultimi sono superiori ai rischi in tutte le fasce di età, comprese quelle più giovani.

In particolare, rispetto ai giovani, il Tribunale evidenzia come è tra di loro che la circolazione del virus è più elevata per la maggiore socializzazione e la mancanza di copertura vaccinale, soprattutto in presenza delle varianti, non solo comporta un maggior rischio, anche per loro, ma ha ripercussioni negative sulla loro vita sociale e sul loro percorso educativo, a causa della limitazione di accesso ai luoghi di formazione.

Non consentire la vaccinazione dell’adolescente viene, dunque, considerata, salvo parere sfavorevole del medico curante, un pregiudizio per il minore in ragione della sua salute sia fisica che psichica.