Per la mediazione familiare

20 mag 2013
Pratica Collaborativa

Cogliamo l’occasione dei nuovi sviluppi del caso di Cittadella per promuovere la cultura della mediazione familiare. A tal proposito sabato 18 maggio presso il Centro Padovano di Terapia della Famiglia si è tenuta una giornata di formazione organizzata dall’AIMS, ovvero l’Associazione Italiana Mediatori Sistemici. L’incontro è stato un’occasione non solo per parlare della recentissima legge che riconosce nuove professioni, quale quella del mediatore familiare (L. n.4 del 14.1.2013), ma anche per confrontarsi tra diverse realtà sulla mediazione familiare. Erano, infatti, presenti mediatori con anche altre professionalità: psicologi, psicoterapeuti, avvocati, assistenti sociali, medici, educatori.

La mediazione familiare è un processo che aiuta i genitori a riorganizzare le relazioni familiari in un momento di crisi e di conflitto, garantendo uno spazio neutro e riservato, al di fuori dell’ambito giudiziario. Il mediatore ha in particolare la missione di creare il contesto nel quale favorire l’elaborazione del dolore causato dalla perdita, attraverso tre passaggi: la consapevolezza del dolore, la capacità di esprimere il dolore e di condividerlo con l’altra parte.

E’, infatti, il dolore che crea il conflitto, ed è il conflitto che causa rifiuti e disconferme.

Le famiglie arrivano in mediazione mostrando di stare male nel presente, di essere fortemente ingarbugliate nel loro passato e di essere molto confuse sul loro futuro. La loro situazione è così densa di conflitto e di dolore che si mettono in atto delle distorsioni dei processi cognitivi. Le narrazioni di lei e di lui sono compresse, riescono a vedere solo alcuni aspetti e ne cancellano degli altri, restringono tutto al presente e alle colpe dell’uno/una verso l’altra/altro, dimenticando le qualità dell’altro, i motivi del loro amore e il processo per il quale sono arrivati a questo punto.

Compito del mediatore è, quindi, quello di allargare il campo visivo delle persone, ovvero forzarle ad arricchire la loro narrazione, in modo da ridefinire il problema e da trovarne insieme le possibili soluzioni. Queste soluzioni sono riportate poi negli accordi di mediazione, che, insieme a un ritrovato modo di dialogare, garantiranno a questi genitori di mettere in salvo il sistema famiglia e in particolare il diritto del bambino alla bigenitorialità.

 

avv. Sofia Tremolada e avv. Michela Tonini