L’allontanamento dei minori dalle loro famiglie

18 nov 2020
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La cronaca recente ha fatto molto discutere in merito agli allontanamenti dei minori dalle proprie famiglie. E’ giusto allontanare un bambino o una bambina dalla propria famiglia? E quando l’allontanamento è opportuno?

In seguito è stata approvata la Legge n.107 del 29 luglio 2020 che, oltre ad istituire una commissione di inchiesta, ha introdotto il comma 3bis all’art. 2 della legge sull’adozione (L. 184/1983), il quale stabilisce che i provvedimenti di allontamento devono indicare espressamente i motivi per cui non si ritiene possibile la permanenza nel nucleo familiare originario e le ragioni per cui non si ritiene possibile l’affidamento ad una famiglia.

Questo significa che, per poter esplicitare le motivazioni richieste, il giudice dovrà dare conto di tutti gli interventi di sostegno posti in essere per rimuovere le situazioni difficili e di disagio familiare.

Il nostro ordinamento prevede il principio cardine: “il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia”. Tale principio trova riconoscimento anche nelle convenzioni internazionali e in particolare nella Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che all’art.8 tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

Questa norma, che tutela la persona da ingerenze arbitrarie dei pubblici poteri, crea a carico dello Stato non solo obblighi negativi ma soprattutto obblighi positivi, ovvero di implementare e proteggere i rapporti e le relazioni tra i componenti della famiglia e di renderli effettivi, attraverso misure di sostegno alla genitorialità.

La famiglia è, dunque, riconosciuta quale primo contesto in cui viene garantita la protezione al minore, e nel caso in cui la famiglia non adempia a tale dovere, quest’ultimo passa allo Stato, tramite le sue articolazioni.

Il sistema di protezione messo in atto nei confronti dei minori deve essere però quello basato sull’inclusività e sulla solidarietà. L’allontanamneto, quindi, non deve essere visto nell’ottica della rottura di tutte le relazioni familiari e sociali del minore, ma nell’ottica della trasformazione, nella quale tramite la collaborazione la famiglia d’origine trova supporto in altre figure educative che lo Stato mette a disposizione.

La famiglia garantisce un’adeguata protezione solo se è in grado di integrarsi nei diversi contesti sociali: scuola, servizi educativi, medicina di base e altre reti sociali. Tutti questi contesti co-aiutano i genitori nel loro dovere di crescita, cura ed educazione.

In questa visione, l’allontanamento è solo uno strumento, non la soluzione, e come strumento deve rispondere adeguatamente alle esigenze di crescita di quel bambino o di quella bambina, garantendo contemporaneamente la protezione e la partecipazione attiva della sua famiglia attraverso un progetto studiato su misura.

E perchè il progetto sia adeguato a quel bambino o a quella bambina e alla sua famiglia è necessario che si crei un team multidisciplinare, ovvero professionisti preparati nei diversi ambiti, per mettere in campo tutte le competenze utili, evitando valutazioni soggettive, arbitrarie e limitate.

In conclusione, nel nostro paese è necessaria una riforma del diritto minorile che sappia disporre delle regole uniformi, che preveda una formazione adeguata per tutti gli operatori coinvolti, che rafforzi il sistema dei servizi e che integri la tutela minorile anche con politiche del lavoro e abitative. Solo con un piano così strutturato e finanziato sarà possibile garantire un giusto equilibrio tra azioni di promozione, prevenzione e protezione dell’infazia.

Come professionista e come cittadina, mi auguro, dunque, che il lavoro della Commissione di inchiesta conduca a questa rivoluzione del diritto minorile, che è da anni che si attende.

Per questo articolo ho preso spunto da alcune letture tra cui consiglio: P. Milani – C. Sità – D. di Masi – S. Serbati, Allontanamenti dei bambini dalle famiglie di origine. Alcune cose che sappiamo sulla loro efficacia, 21 gennaio 2020.