DIRITTO AL RAPPORTO DI FRATELLANZA

28 mag 2015
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L’art. 8 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali recita che “ogni persona ha diritto al rispetto della vita privata e familiare (…)”. Nella tutela delle relazioni familiari non si comprende solo quella tra genitori e figli, ma anche quella tra fratelli.

La protezione del minore e della sua personalità avviene anche attraverso il mantenimento della comunanza di vita e di educazione tra fratelli, soprattutto se questi versino in eguale situazione e stanno già vivendo una dolorosa separazione dai genitori. Questo principio era stato richiamato dalla Corte Costituzionale, ancor prima dell’entrata in vigore dell’art.8 della Convenzione (sentenza n.148 del 1.4.1992), per dichiarare l’illegittimità costituzionale della vecchia formulazione dell’art.6 della legge sull’adozione, nella parte in cui non consentiva l’adozione di uno o più fratelli in stato di adottabilità, quando per uno di essi l’età degli adottanti superava di più di quarant’anni l’età dell’adottando. Se questo ragionamento vale per l’adozione a maggior ragione deve valere per l’affidamento, istituto che tende alla riunificazione della famiglia.

Inoltre, negli ultimi anni il Comitato ONU per i Diritti dell’Infanzia ha promosso le Linee Guida sull’accoglienza fuori dalle famiglie d’origine, che sono state accolte nel novembre del 2009 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In questo documento, si stabilisce che la separazione dai fratelli può essere considerata accettabile solo quando è dimostrato che tenerli uniti andrebbe contro il migliore interesse di ciascuno di loro. Dunque, la difficoltà di trovare accoglienza per due o più fratelli in un’unica famiglia non rappresenta elemento sufficiente per decidere di separarli.  E, comunque, se ciò fosse fatto, bisogna valutare quali potrebbero essere le possibilità di incontri.

In ambito psicologico e sociale, il rapporto tra fratelli viene descritto come una stretta connessione che ha la caratteristica di distinguersi come il legame di più lunga durata all’interno dei rapporti familiari. Alla perdita dei genitori e delle generazioni precedenti la relazione fraterna sopravvive, erede e testimone di una storia condivisa. Il legame tra fratelli è un legame molto importante per la definizione del proprio sé, delle proprie origini e della propria appartenenza, e spesso è l’unico legame rassicurante vissuto dai bambini quando gli adulti sono stati particolarmente carenti (“le relazioni tra fratelli si configurano come un potenziale fattore di resilienza”, “Alla luce di ripetuti e gravi sconvolgimenti di vita, le relazioni tra fratelli rappresentano un importante risorsa adattiva per i bambini e i giovani in affidamento fuori dalla famiglia di origine.”).

Fanno più male le separazioni dai fratelli, rispetto ai genitori, perché tra fratelli non esiste la colpa, per cui dividerli comporta anche colpevolizzarli indirettamente. Per comprendere, dunque, la natura di queste relazioni occorre essere consapevoli della sua complessità, soprattutto per i bambini che vivono fuori dalla famiglia, tanto che il loro rapporto difficilmente può essere descritto attraverso categorie generali come “positive” o “negative”. E’ necessario fare uno studio sulla relazione nel suo complesso tenendo conto dei diversi punti di vista e valutando il rapporto sulla base dei singoli fratelli. Si è visto, inoltre, che spesso un comportamento disfunzionale (ad es. quello il prendersi cura in modo compulsivo da parte del fratello maggiore a causa dell’inadeguatezza dei genitori) può essere più facilmente corretta mantenendo il rapporto tra fratelli che separandolo.

(Fonte: pubblicazione dell’ottobre del 2012 di SOS Italia Villaggio dei bambini)